I Nomi Più Belli di Dio Lo svelamento del segreto sul loro significato


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Mimesis Edizioni
Libro - Pagine 168
Formato: 14x20,5
Anno: 2011

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Quale significato possiedono ognuno dei cosiddetti «nomi più belli di Dio» e perché l’uomo ne abbisogna? Secondo un celebre hadith, Adamo fu creato a immagine di Allah per costituire la sintesi microcosmica della creazione: rappresenta lo specchio in cui si contempla la realtà divina ed è anche la pupilla dell’occhio con cui vede.
Dio era, a quel tempo, un tesoro nascosto e volle farsi conoscere, creando l’uomo. Ma l’uomo in realtà non può conoscere direttamente il suo creatore, perché non è concettualizzabile. Perciò Allah gli ha insegnato i suoi nomi più belli tramite la rivelazione, perché con essi lo invocasse e lo ricordasse.

Ibn Arabi - Nacque a Murcia, in Andalusia, nel 1165. Di famiglia nobile e ricca, ebbe un'istruzione di prim'ordine con rinomati maestri di storia, letteratura, poesia, diritto, lettura coranica e tradizioni profetiche. Tra i suoi parenti vi erano asceti e visionari, e Ibn 'Arabi trascorse infanzia e adolescenza in un clima di intensa religiosità di cui peraltro non subì troppo il fascino, dal momento che almeno inizialmente predilesse gli studi e gli svaghi mondani. Verso i vent'anni, però, le esortazioni della sposa Mariam e l'esperienza di una malattia che lo ridusse in punto di morte lo portarono a un mutamento radicale. Ne fu testimone d'eccezione il filosofo aristotelico Averroè: il quale, informato dei doni spirituali concessi a Ibn 'Arabi, volle incontrarlo, rimanendone ammirato. Così Ibn 'Arabi entrò nella vita mistica facendo professione di sufismo.



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